Come non tornare a Firenze?

Ci sono molti motivi per tornare a Firenze. Stefano Pioli lo ha fatto quest'estate, dopo meno di un anno all'Al Nassr, dove ha allenato campioni del calibro di Cristiano Ronaldo. La città simbolo del Rinascimento lo accoglie di nuovo in un momento cruciale: la Fiorentina da diverse stagioni sfiora i grandi traguardi senza mai riuscire a conquistarli.
Meglio concentrarsi sul futuro. In Coppa Italia la squadra entrerà agli ottavi di finale grazie al piazzamento tra le prime otto della scorsa Serie A, mentre in campionato l'obiettivo resta quello di assicurarsi un posto nelle competizioni europee, desiderate da cinque anni dai tifosi.
La pazienza della dirigenza comincia a esaurirsi, come dimostra l'instabilità della panchina negli ultimi anni. Raffaele Palladino aveva rinnovato fino al 2027, salvo vedere risolto il suo contratto pochi mesi dopo. Diverso dall'addio di Vincenzo Italiano, che aveva scelto il Bologna attratto dalla prospettiva europea.
Pioli conosce bene i cambi di incarico. In Italia ha allenato oltre alla Fiorentina il Milan, l'Inter, la Lazio, il Bologna, Palermo, Chievo, Sassuolo, Piacenza, Grosseto, Parma, Modena e Salernitana. Molte delle squadre che oggi non fanno parte della Serie A, lo sono state in passato sotto la sua guida.
Oggi l'obiettivo è battere il Torino: fare punti appare realistico, ma vincere sarebbe l’ideale. La Fiorentina arriva dal successo contro il Polissya Zhytomyr nei playoff di qualificazione alla Conference League, e il pareggio iniziale contro il Cagliari è stato più digeribile. Ora i tifosi dell'Artemio Franchi attendono con entusiasmo la sfida contro il Napoli della prossima settimana.