Alla fine del secolo scorso, immaginare una Spagna campione era poco più che un'utopia. L'unico trionfo restava l'Europeo del 1964, firmato dal gol di Marcelino. Da allora, intere generazioni avevano potuto solo sognare di vedere 'la Roja' sollevare un trofeo, aspettando un futuro che sarebbe arrivato solo anni dopo. Prima, però, ci furono altre delusioni, come quella del Mondiale 1998.
Con Javier Clemente in panchina, la Spagna iniziò male: sconfitta 2-3 contro la Nigeria, in una partita che rimarrà indissolubilmente legata all'autogol di Zubizarreta. Seguí poi uno 0-0 con il Paraguay, che lasciava gli iberici con appena un punto in classifica prima dell'ultima giornata. Lì, l'avversario era la Bulgaria, la stessa che 'la Roja' affronterà questo giovedì all'inizio delle qualificazioni al Mondiale 2026.
Sul campo non ci fu storia: 6-1 per la Spagna, con reti di Hierro (su rigore), Luis Enrique, una doppietta di Morientes, Kiko e un'autorete di Bachev. Per i bulgari segnò solo Kostadinov. Eppure, più che gioia, sul volto dei giocatori spagnoli c'era rassegnazione: la contemporanea vittoria del Paraguay su una Nigeria già qualificata condannò gli uomini di Clemente all'eliminazione.
Quella non fu neppure la vittoria più larga della Spagna sulla Bulgaria. Il precedente più clamoroso risale al 1933, nella prima sfida tra le due nazionali: un roboante 13-0 in amichevole, con sei gol di Chacho, quattro di Elicegui, due di Regueiro e uno di Bosch.
In totale, oltre al 6-1 del 1998, Spagna e Bulgaria si sono affrontate altre tre volte: il pareggio per 1-1 nella fase a gironi di Euro '96, il 2-0 in amichevole del 1985 e l'1-0 del 2002, ultimo precedente prima della sfida di questo giovedì.