"Quando ero al Metz ho pensato al suicidio"

BeSoccer 5 añnni fa 272
Adebayor shock. Goal

L'ex attaccante di Real e City racconta i primi tempi in Europa: "Fu il mio migliore amico a calmarmi. Avevo pensato che nessuno fosse felice con me".

E' stato un grande bomber in Premier League, sicuro di sè e delle proprie capacità. Sempre pronto a dimostrare agli altri di avere avuto torto e a sè stesso di aver fatto bene a credere in sè stesso. Ma per Emmanuel Adebayor l'esperienza calcistica in Europa non è stata tutta rose e fiori. Al suo arrivo, infatti, le cose andavano malissimo.

Al Daily Mail, infatti, Adebayor ha raccontato come nel 1999, quando firmò per il Metz, si trovasse in un mondo complemamente diverso dalla sua Africa, una realtà enorme per un ragazzino che da solo muoveva i primi passi in Europa e nel mondo dei grandi.

Adebayor voleva aiutare la famiglia rimasta in Africa, ma allora 16enne cominciò ad avere terribili pensieri riguardo il mondo e quanto avveniva attorno alla sua persona:

"Mi hanno messo una grande pressione addosso, non riuscivo a gestirla. La mia famiglia era povera e in certe situazioni vi è una grande solidarietà fra i membri che la compongono. Prenderebbero una pallottola per te, ma quando uno ce la fa è come se fosse in debito con tutti".

Appena arrivato in Europa il giocatore togolese non guadagnava certo la stessa cifra degli anni d'oro:

"Al Metz mi davano forse 3.000 sterline al mese, la mia famiglia chiese per una casa da 500.000 sterline. Il club era stanco del mio comportamento, ricordo che una notte mi sono seduto sul mio letto e ho pensato Ma cosa ci faccio qui? Nessuno è felice con me, quindi qual è il mio senso della vita?".

Allora Adebayor pensò di farla finita, schiacciato dalla nuova realtà europea, dalle richieste della famiglia e dal club:

Avevo una farmacia sotto il mio appartamento, comprai pacchetti e pacchetti di pasticche. Non volevano vendermele, ma io dissi che mi servivano per fare beneficenza in Togo. Ho fatto i preparativi, avevo bevuto tutta l’acqua. Poi ho chiamato il mio migliore amico a mezzanotte".

Proprio quest'ultimo riscuì ad evitare la tragedia dell'Adebayor adolescente:

"Mi disse che dovevo calmarmi, che c’erano delle cose importanti per cui valeva la pena vivere. Mi disse anche che avevo il potenziale per cambiare l’Africa. Gli dissi che era un venditore di sogni e io al momento non avevo  bisogno di comprarne. Però mi ha allontanato da quel gesto, ho pensato che Dio stava tenendo qualcosa in serbo per me".

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