"Ho rifiutato la Juve. Heysel? Nessuno vuole quella Coppa"

BeSoccer 5 añnni fa 511
Prandelli ull'Heysel. Goal

Il no alla Juventus di Prandelli: "Amavo la Fiorentina, chiamai a Bettega e gli dissi che rifiutavo. Ero in campo all'Heysel, nessuno ha gioito".

Cesare Prandelli ha affrontato parecchi temi durante una lunga intervista a "Il Corriere dello Sport", dalla Nazionale alle scelte di vita, come quella di dire no alla Juventus.

"Sono stato lasciato dalla Fiorentina, Mi dissero che avrebbero ridimensionato e che io, allenatore ambizioso, potevo andare dove volessi. Due giorni dopo leggo un’intervista di Diego Della Valle che mi dà del traditore perché volevo andare alla Juve".

Ma in realtà Prandelli spiega che non sarebbe riuscito a sedersi sulla panchina bianconera. Una questione di cuore.

"Era vero che la Juve mi voleva, ma io amavo la Fiorentina, volevo portare un titolo in bacheca. Chiamai Bettega e gli dissi che non se ne faceva più niente. Traditore? Quello tradito ero io. Forse ero diventato troppo popolare, davo fastidio".

Lui però con la Juventus ci ha giocato ed ha vissuto la giornata dell'Heysel, conquistando una Champions che non si è mai sentito sua.

"Fu il delegato Uefa a imporci di giocare per motivi di sicurezza. Pensavamo che la partita sarebbe stata interrotta a fine primo tempo. Ci dissero invece che doveva finire e che non ce ne sarebbe stata un’altra. Io non ho esultato per la vittoria e posso garantirti che nessuno di quella Juve vuole quella Coppa. I premi partita li abbiamo devoluti alle famiglie".

Dopo la Fiorentina è arrivata l'esperienza in Nazionale, tra la finale dell'Europeo alle dimissioni.

"In Italia, come fai fai male. Critiche feroci. Lettere minatorie. Ci venivano a minacciare davanti al portone di casa. Il problema di quella Nazionale è che siamo andati oltre, raccoglievamo gli appelli di Don Ciotti, andavamo dai terremotati e forse abbiamo sbagliato. Quando entri troppo nel sociale, tocchi la politica".

Prandelli ha anche dovuto gestire insieme due come Cassano e Balotelli.

"In Nazionale è più facile, hanno pochi giorni per fare danni. Mi sono sempre piaciuti quelli fuori dagli schemi. Cassano è il più divertente in assoluto. L’unico calciatore con cui andrei a cena tutta la vita. Mai banale. Certo, la gestione quotidiana è complicata. Non ha il senso del limite".

 

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