'Alcune parti di me si trovano in posti diversi, sembro un puzzle'

BeSoccer 6 añnni fa 29
La fine dell'incubo di Cazorla. Goal

Santi Cazorla è tornato a giocare dopo l'infezione alla caviglia che poteva troncargli la carriera: "Ci sono parti di me in posti sbagliati...".

Un calvario durato quasi due anni, la possibilità di terminare la carriera in netto anticipo: i tempi della sofferenza sono lontani per Santi Cazorla, tornato a giocare una gara ufficiale con la maglia del suo Villarreal dopo ben 668 giorni, un'eternità.

L'attaccante spagnolo ha già giocato le prime tre gare di Liga collezionando soltanto un punto, ma questo conta poco di fronte alla gravità dell'infortunio che poteva costargli carissimo: la fine della carriera.

Tutto iniziò nel 2013 durante un'amichevole con la Spagna, quando si fece male alla caviglia destra: un problema tornato tristemente d'attualità tre anni dopo, il 19 ottobre 2016, in occasione di Arsenal-Ludogorets di Champions: "I medici di Londra - ha dichiarato al 'Daily Mail' - mi dissero che non sarei tornato a giocare ma non gli diedi peso. In Spagna mi tranquillizzarono, dicendomi che avrebbero fatto di tutto pur di farmi tornare".

Dopo tanta attesa, finalmente ecco la vera natura del problema: un'infezione batterica che si stava prendendo il tendine d'Achille e l'osso vicino, con il forte rischio dell'amputazione del piede: "I batteri si erano mangiati l'osso, potevo metterci il dito dentro tanto che sembrava fosse fatto di plastilina. Mancavano dieci centimetri di tendine ma i medici dissero che potevo ritenermi ancora fortunato perché sarebbe potuta andare peggio".

Da quel momento una serie di operazioni per trapiantare parti di pelle utili per la ricostruzione della caviglia: "Alcune parti di me si trovano in posti in cui non dovrebbero stare. Ora sembro un puzzle".

Qualche rimpianto per alcuni momenti difficili c'è: "Ogni decisione l'ho presa io, forse sarei dovuto andare in Spagna dal primo giorno. Il problema è che nessuno ha mai ammesso l'errore di non essersi accorto di quell'infezione. Non penso che il calcio non sia stato riconoscente con me: certo, sono stato sfortunato, ma penso a tutto ciò di buono che da ora in poi arriverà nella mia carriera".

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