"Non puoi augurarmi la morte perché ho fatto un errore"

Il difensore nerazzurro Alessandro Bastoni ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera in un'intervista a 'Supernova', il podcast di Alessandro Cattelan.
Attualmente alla sua sesta stagione con l'Inter, Bastoni si è affermato come uno dei migliori difensori al mondo. Durante la conversazione con Cattelan, il classe 1999 ha parlato della sua crescita professionale e del sacrificio necessario per mantenere alti livelli di prestazione.
Quando gli è stato chiesto come riesca a restare al top, ha risposto con sincerità: "Davanti a tutto metto i sacrifici che ho fatto. Per la gente in generale i sacrifici li fanno solo i muratori o gli operai", ha esordito.
"Se non sei dentro a questo mondo fai fatica a capire i sacrifici che fa un giocatore: giochiamo talmente tanto che siamo sempre lontani dalle famiglie. Il discorso si riduce sempre a 'eh ma guadagni milioni', però per me è una cosa sbagliatissima: il tempo è una cosa impagabile e non te lo restituisce nessuno".
Sul legame con la maglia nerazzurra, Bastoni ha raccontato: "Ho fatto 11 anni di settore giovanile con l'Atalanta e ho affrontato non so quante volte l'Inter, in quei momenti non mi stava molto simpatica. Facevo i miei interessi. Poi da grande, quando rappresenti i colori che ami, è il massimo della vita. Non dovevo più cercare i risultati della mia squadra del cuore, perché ne facevo parte".
Infine, ha affrontato il tema del rapporto con i social e delle critiche che spesso riceve: "Spesso manca il rispetto verso di noi: non puoi insultarmi la famiglia o augurarmi la morte perché ho fatto un errore. I social hanno portato questa cosa malsana. Poi c'è chi va dritto per la sua strada e se ne sbatte e chi meno. Parlo ad esempio al tifoso dell'Inter che fischia un suo giocatore o lo va ad insultare sui social: è controproducente. Io vado a leggere i commenti, mi infastidisce vedere certe cose".