Esports-mania: che cosa sono e perché piacciono tanto

Nati negli anni '80 negli Stati Uniti, gli Esports, o giochi elettronici, hanno pian piano conquistato il mondo fino a raggiungere un fatturato di oltre mezzo milione di dollari.

La storia dei giochi elettronici affonda le sue radici nel torneo di Space Invaders organizzato nel 1980 dallo studio di svilluppo Atari che coinvolse oltre diecimila persone provenienti da svariate città americane. Successivamente, nel 1997, viene fondato il Cyberathlete Professional League, il primo campionato professionistico internazionale di Esports.

Nascono così le figure dei 'pro player', veri e propri campioni dei videogiochi che sono riusciti a trasformare il proprio hobby in una professione che gli permette di guadagnare cifre stratosferiche e godere di una visibilità mondiale.

Squadre e giocatori professionisti ricevono una formazione intensa volta ad affinare e migliorare le loro capacità e in cui recitano un ruolo importante esperti ed analisti che offrono supporto ai campioni dei videogiochi, curando sia gli aspetti fisici che quelli psicologici.

Gli sport elettronici comprendono diversi tipi di videogiochi, ma hanno tutti un denominatore comune: la modalità 'multiplayer'. All'interno di queste competizioni puoi trovare tornei puramente sportivi, con il calcio come leader indiscusso, giochi di strategia in tempo reale o le cosiddette arene di battaglia, dove due squadre rivali si affrontano in una lotta a tutto campo.

Di recente, gli Esports sono diventati 'trending topic' in Europa ed hanno spinto importanti personalità calcistiche a investire su di loro. Guardando al panorama italiano,per esempio, troviamo i due ex giallorossi Daniele De Rossi e Alessandro Florenzi, che hanno investito sul team italiano Mkers.

In Spagna, più precisamente a Barcellona, due campioni come Gerard Piqué, fondatore degli eFootballPro, e Antoine Griezmann, organizzatore dei Grizi Esport, sono, oltre che grandi appassionati, anche fruitori attivi dei videogames.

Indubbiamente, il fatto che gli eSport comprendano una così ampia varietà di generi e titoli così diversi tra loro, assicura ai giocatori concrete possibilità di diventare dei professionisti nei loro hobby preferiti. Tra i giochi più noti, per esempio, troviamo PlayerUnknown Battlegrounds (PUBG), League of Legends, Fortnite, Counter Strike: Global Offensive e Dota 2 e, come non poteva essere altrimenti, anche il colosso del calcio FIFA.

Gli Esport, come ogni grande competizione organizzata a livello internazionale, ha una componente economica significativa che l'ha reso uno dei settori più redditizi dell'industria degli 'hobby'. I tornei ufficiali muovono centinaia di sponsor e un vasto ed eterogeneo pubblico che segue le gare in streaming in tempo reale.

Per questo motivo, i bookmakers di Legal Esport offrono agli appassionati le migliori quote per scommettere sugli sport elettronici, come accade per tutte le altre competizioni mondiali.

L'industria dei videogiochi si è già posizionata al di sopra delle industrie cinematografiche e musicali a livello globale, riunendo milioni di giocatori giornalieri provenienti da svariate parti del mondo e Newzoo, agenzia di marketing digitale, stima che entro il 2021 gli Esport genereranno circa $ 1.500.000.000 di guadagni. 

Che si tratti di giocare, trasmettere in streaming in tempo reale o vedere le reazioni di altri giocatori su YouTube o su altre piattaforme come Twitch e Mixer, il potere d'attrazione è indiscutibile e sotto gli occhi di tutti. 

Grazie agli Esport si sono aperte le porte a nuove idee imprenditoriali in un territorio che sta muovendo grandi somme di denaro. Ci troviamo di fronte a un nuovo modo di concepire lo sport che attrae persone di ogni età e che sta pian piano conquistando il mondo.