Leggenda del Barcellona ora impegnata nel ruolo di allenatore dell'Al Sadd nella Qatar Stars League, Xavi è tornato a parlare del club blaugrana in una lunga intervista per 'ARA'. Concessosi in esclusiva al media catalano, lo spagnolo ha toccato diversi temi, partendo ovviamente da un suo possibile ritorno.
"Non so per quanto tempo continuerò ad allenare in Qatar. Dipenderà dai risultati. Qui sono molto bravo e sto migliorando. Sono in un campionato non di altissimo livello ma posso provare diverse cose. Mi trovo bene in questo Paese, così come la mia famiglia. Ho ancora un anno di contratto come tecnico e poi fino al 2022 come ambasciatore per i Mondiali".
Xavi non ha però escluso un futuro al Barcellona, club alla guida del quale molti nostalgici tifosi vorrebbero vederlo presto.
"Mi fa piacere, vuol dire che le persone vedono in me delle capacità e vedono che sarei all'altezza della pachina del Barcellona. Però mi sento anche sotto esame. È difficile trovare il momento giusto. Non lo è stato andarsene e non sarà nemmeno facile tornare. Ci sono sempre dei dubbi ma ciò non esclude che io ci pensi e sia un sogno Mi piacerebbe far parte di un Barça del futuro".
Allenare ex compagni come Lionel Messi o Sergio Busquets per Xavi non sarebbe infatti un problema.
"Non ci sarebbero problemi. So già che tipo di giocatori sono Lionel, Luis, Sergio, Jordi e Sergi".
L'ex capitan del Barcellona ha poi analizzato anche il mancato ritorno di Neymar nel corso dell'estate.
"Avevano bisogno di uno abile nell'uno contro uno. Dopo Messi, Neymar è il migliore in questo. Sarebbe stato bello un suo ritorno anche se quando è andato via nessuno se lo aspettava" .
In chiusura, Xavi ha poi detto la sua sul fatto che oggi troppo spesso i calciatori siano più concentrati sulla propria immagine fuori dal campo che sull'essere calciatori.
"Forse è l'età moderna, i social network, il fatto di credere a un marchio personale ... Dico sempre ai miei giocatori che loro dipendono dalla squadra. Ed è dimostrato. Leo [Messi] non vince il Pallone d'Oro da tre anni perché il gruppo non raggiunge la finale di Champions League. D'altra parte, è vero che quello che circonda il calcio non aiuta. Con i marchi e questa tendenza a farti sentire una rockstar quando in realtà quello che devi fare è concentrarti su ciò che accade sul campo".