Un talento cristallino senza fine e una gran voglia di dimostrare di poter essere ancora ad alti livelli: Franck Ribery si è preso la Fiorentina in pochi mesi, l'ex Bayern Monaco ha raccontato la scelta fatta e il duro lavoro svolto.
Intervistato ai microfoni del 'Corriere della Sera', per il campione francese è stato subito colpo di fulmine:
"Quando ho accettato di venire a Firenze, non potevo sapere che sarebbe stato amore a prima vista. E invece è stato così, sin dalla sera della presentazione. Quella notte è stata speciale e la porterò sempre con me. Avevo altri contatti, in Inghilterra e anche in Italia. Ma con i dirigenti viola è scoccata la scintilla. Parlando con Pradè e Barone, anche con l’allenatore Montella, ho sentito calore e fiducia nei miei confronti. Toni? Le sue parole sono servite, mi ha raccontato al città, il club e i tifosi".
Una condizione fisica migliorata di partita in partita, Ribery è ben presto diventato un punto fermo della squadra di Montella:
"All’inizio ho dovuto lavorare duro, ma già alla terza giornata contro la Juventus mi sentivo meglio. Gioco con il cuore e in campo metto tutto quello che ho. Dopo il ko contro il Genoa mi sono allenato fino alle 4.30 di notte. L’ho fatto perché ero arrabbiato e dovevo sfogarmi. Sono rimasto sino alle 4.30: corsa e cyclette ascoltando la musica. Così poi sono andato a letto e ho dormito. Il messaggio per i compagni deve essere chiaro: vincere e ancora vincere. Bisogna arrivare alle partite con lo stato d’animo giusto, sapendo di averle preparate bene. Ho giocato con Zidane, Henry e Thuram che mi dicevano “il calcio va troppo veloce, cerca di godertelo”. Cerco di trasmettere ai giovani la mentalità, io non ci sto mai a perdere, se succede mi arrabbio".
Un punto di riferimento per tutti i giovani, il ruolo di Ribery ha una duplice importanza:
"Mi piace questo ruolo. Ho conosciuto Alaba che aveva 16 anni, lo portavo a casa mia a pranzo e lo incoraggiavo. Un giorno ha visto la mia Ferrari e il mio orologio al polso. Gli ho risposto di non guardarli e di pensare solo a migliorare e di concentrarsi sul campo. Dopo, e solo dopo, sarebbe arrivato il resto. Alaba ce l’ha fatta e ora mi ringrazia. Qui parlo tanto con Chiesa e Castrovilli, sono ragazzi in gamba e vogliamo crescere tutti insieme. Montella è bravo, io allenatore in campo? Mi sento di poter assumere questo ruolo e credo sia importante per Vincenzo".
L'attaccante viola guarda avanti senza sbilanciarsi nei pronostici per il campionato della sua Fiorentina:
"Dobbiamo pensare partita dopo partita. Ma sono convinto che possiamo fare una bella stagione. Le vittorie di questo ultimo periodo ci aiuteranno, permettendoci di lavorare con più serenità. Lo stadio che mi è piaciuto di più? San Siro mi ha applaudito... Fino a che età voglio continuare? Non lo so. Intanto due anni vanno bene, poi vediamo. Sono venuto qui perché ho fame e voglio riuscire a vincere qualcosa. Ma il futuro non si può prevedere, quando sarà ora di smettere mi piacerebbe restare nel calcio, vorrei lavorare con i giocatori".