Ospite della trasmissione 'Un Giorno da Pecora' in onda su 'Rai Radio1', Sandro Piccinini ha raccontato alcuni aneddoti legati alla sua carriera. Riposto momentaneamente il microfono nel cassetto, l'ex telecronista delle reti Mediaset ha trascorso il suo anno sabbatico in giro per il mondo, scoprendo luoghi che non aveva mai visitato.
Ma per quanto il corpo possa spostarsi rapidamente attraverso stati e continenti, la mente torna spesso a quella postazione in tribuna stampa dove Piccinini ha vissuto alcune delle emozioni più profonde dei suoi ultimi 30 anni.
"Credo di aver commentato circa 1800 partite. Tutte quelle del Mondiale in Russia mi sono rimaste nel cuore, la più stressante della mia vita però è stata Juventus-Milan, la finale di Champions del 2003, finita ai rigori. Dopo quel match ho avuto mal di testa per una settimana".
Una passione coltivata nel tempo, con Piccinini che nel corso della sua lunga carriera ha imparato a convivere anche con i lati negativi del mestiere. Come il dover rispondere alle chiamate di quei dirigenti che criticavano le sue telecronanche. Una pratica, a suo dire, sempre più comune al giorno d'oggi.
"Ricevevo molte telefonate il giorno dopo a 'Controcampo'. Io però durante la partita tenevo il telefono spento, mentre ora non è più così e c'è il rischio di venire condizionati. So che alcuni uffici stampa di società calcistiche mandano messaggi ad alcuni miei colleghi, durante la partita. Qualcun è molto sgradevole: so di miei colleghi rimasti molto male. Scrivono cose come 'hai sbagliato su una decisione arbitrale e cose di questo tipo'. Sono intimidazioni che a me non piacciono".