Nonostante non sia sempre stato un amante dei ritorni, Zlatan Ibrahimovic per l'Inter avrebbe fatto uno strappo alla regola. E, nel caso, anche uno sgarbo ai concittadini del Milan. Questo ha raccontato Massimo Moratti, presidente dei nerazzurri al momento dell'arrivo - e dell'addio - dello svedese.
In un'intervista al 'Corriere della Sera', lo storico patron dell'Inter ha parlato proprio di Ibrahimovic raccontando di come, dopo l'anno da incubo a Barcellona nel 2010, sarebbe tornato subito a Milano sponda nerazzurra, nonostante una trattativa già avanzata (e poi conclusa) con il Milan.
"Quando passò dal Barcellona al Milan, Zlatan mi chiamò. Confessò l’inizio della trattativa e, con un gesto che ho molto apprezzato, mi disse che se avessi avanzato una controfferta avrebbe scelto noi. Una controfferta pure al ribasso, si premurò di sottolineare..."
Un favore dettato soprattutto dall'affetto e dai ricordi in nerazzurro. Pochi mesi prima, però, lo stesso Ibrahimovic aveva provato uno sgarbo tentando di far cedere Cambiasso. Lo stesso che l'argentino aveva provato a fare con lui, come raccontò Moratti.
"Ibra partiva prendendo il discorso alla larga, ma era evidente che avesse qualcosa di impellente da comunicarmi. E io: “Forza, dimmi”. Al che lui diceva che, tutto sommato, la squadra avrebbe anche potuto fare a meno di Cambiasso… Io strabuzzavo gli occhi: “Cambiasso?”. Passava qualche giorno, e anche lo stesso Cambiasso arrivava in sede... Pure Esteban partiva da lontano... I minuti trascorrevano... E io: “Forza, dimmi”. Cambiasso si premurava di farmi sapere che, tutto sommato, la squadra avrebbe anche potuto fare a meno di Ibrahimovic…"
Alla fine fu Ibra ad andare via, nella stessa estate in cui a Milano arrivò Sneijder. Merito soprattutto di un barista di Forte dei Marmi, che convinse Moratti a far partire la trattativa, poi andata a buon fine, come l'avventura dell'olandese a Milano.
"Mi fermò un barista: “Presidente, ci manca un unico giocatore. Quello che darà le accelerate decisive in mezzo al campo. Sneijder”. Parlò con tale forza persuasiva che io, per non commettere errori, chiamai Branca chiedendogli di sentire Mourinho. Branca richiamò e disse che Mou aveva esclamato: “Magari”. Partimmo con la trattativa, che si sbloccò anche perché al Real, Sneijder non trovava spazio".
Il sogno segreto di Moratti sarebbe però stato Andrés Iniesta, come lui stesso ha confessato. Lo spagnolo era un giocatore unico, un chiodo fisso nella testa del presidente, ma irraggiungibile: il Barcellona non ha mai dato segnali di apertura, nonostante l'appeal e la forza economica di quell'Inter.
"Per lui fu subito chiusura totale. Non da parte del giocatore, a lui nemmeno arrivammo. Incontrai i vertici del Barcellona, avevamo forza economica e persuasiva... Parlai di parecchi giocatori. Ma quando pronunciai il nome di Iniesta, l’atteggiamento mutò radicalmente. Avrei potuto fare qualsiasi offerta e sarebbe stato inutile. Non lo avrebbero mai venduto"