È stato il grande colpo estivo dell'Inter e adesso, con la sua forza fisica straripante, ne è l'autentico trascinatore: Romelu Lukaku sta avendo un impatto devastante sulla Serie A con la maglia nerazzurra, di cui si è eretto a leader tecnico.
Il gigante belga ha saputo farsi spazio a spallate fra le difese del campionato italiano, mettendo a referto 14 reti in 21 presenze. Solamente Cristiano Ronaldo e Ciro Immobile, al momento, hanno fatto meglio di lui. Parte del merito per la velocità con cui l'attaccante nerazzurro si è adattato al nuovo campionato va sicuramente ad Antonio Conte: nell'intervista rilasciata alle videocamere di 'Tiki Taka', Lukaku ha espresso la sua stima per il tecnico dell'Inter e ha rivelato quale è stato il momento in cui è scoccata la scintilla fra i due.
"Con Conte tutto è nato in un’amichevole fra il Belgio e l’Italia quando lui allenava gli azzurri. Un’amichevole a Bruxelles, mi accorsi che giocavano con Pellé ed Eder: dopo 15 minuti Pellé ebbe tre occasioni da gol. Poi parlammo un po’ e lui mi disse che sarebbe stato allenatore del Chelsea, la mia ex squadra, ma non c’era possibilità di andare con lui: ma gli dissi che se ci fosse stata un’altra opportunità in futuro, l’avrei fatto subito. La sua idea di calcio mi piace molto, i due attaccanti sono fondamentali: ci divertiamo e ci sono molte occasioni da gol".
Quella promessa si è poi avverata: Romelu Lukaku ed Antonio Conte si sono finalmente trovati a lavorare insieme e il risultato, si può già dire, non è affatto male. La presentazione dell'attaccante belga è stata come quella di un gigante fra i nuovi palazzi di Milano, simbolo di una città che si pone come limite solamente il cielo, proprio come il nuovo corso dell'Inter. Quella di Lukaku e Lautaro Martinez.
“Mi è piaciuta molto la presentazione come un gigante in mezzo ai palazzi di Milano, ma sono un gigante buono che vuole bene alla gente. Lautaro? Ho subito pensato che potessimo fare bene insieme. Il primo giorno, prima di arrivare all’Inter, l’ho chiamato e gli ho detto di parlare spagnolo in campo perché lo conosco: e dopo i primi giorni siamo diventati subito amici. Io voglio essere sempre più forte, a 26 anni non posso dire di essere top: è importante lavorare e migliorare in quello che non so fare”.