All'Inter è l'anno della consacrazione per Lautaro Martinez: la coppia d'attacco formata dal 'Toro' argentino e da Romelu Lukaku sta aprendo orizzonti di massima gloria per la formazione nerazzurra, impegnata in quella che è ormai a tutti gli effetti la sfida Scudetto con la Juventus.
Intervistato da 'Repubblica', Lautaro esprime tutta la sua gioia di essere all'Inter, allontanando - almeno per il momento - le voci di mercato, Barcellona in primis.
"Il futuro? Qui sono felice, è casa mia. Conte mi aiuta a migliorare. Mi ha concesso i minuti di cui un giocatore ha bisogno. Si fida di me e io mi sento sicuro. Mi vogliono tanti club europei? Mi conferma che sto lavorando nel modo giusto. Significa che sto crescendo e che sto facendo il bene dell’Inter, e per me è la cosa più importante. Venire all'Inter stata una decisione mia. Avevo tante offerte, le ho rifiutate. Quando è arrivata l’Inter ho capito che era il momento del salto in Europa. Ho scelto il club per la sua storia, per il livello dei giocatori, per l’affetto che ho sentito da subito".
E poi, Antonio Conte. Per il condottiero di questa Inter guerriera l'ex Racing ha solo parole di riconoscenza e stima.
"Abbiamo imparato a conoscerci in fretta. Mi sembra incredibile che siano passati solo cinque mesi. La cosa che più apprezzo in lui è la passione per il calcio. È profonda, contagiosa. Gli allenamenti? Durissimi! Allena con intensità, dà importanza alla preparazione fisica. È indispensabile quando giochi cinque partite in due settimane".
La stagione di Lautaro Martinez è letteralmente esplosa dopo il match giocato al Camp Nou contro il Barcellona, c'è un motivo ben nascosto... finora.
"Il merito è di una frase che mi ha detto Conte. Gliene sarò sempre grato. Parole preziose, che non dimentico e che voglio custodire. Ci sono cose che sono solo mie. Juve più forte? Sono molto forti. Ma abbiamo imparato a non fare paragoni. Il riferimento siamo sempre noi stessi. Il nostro punto di forza è la mentalità. L’hanno dimostrata i compagni chiamati a sostituire gli infortunati. Non avevano giocato molto, ma erano pronti. È il segno che il gruppo c’è. Dobbiamo migliorare nella concentrazione e nella furbizia nel chiudere le partite. La strada è giusta ma dobbiamo maturare".
Quando si parla di modelli, Lautaro fa un distinguo, ci sono due categorie, una calcistica ed una più importante.
"Il mio modello? Mio padre, mi ha insegnato che la vita può essere difficile ma va vissuta. Faceva l'infermiere in una casa di riposo. Usciva la mattina alle sei e tornava alle dieci di sera mentre mamma stava a casa con noi. Era sempre tranquillo come lo sono io. In campo invece devo imparare a controllarmi di più. Ce la metto tutta. Ma ogni tanto mi accorgo di essere ancora giovane. Radamel Falcao il mio idolo. Lo ammiravo da bambino quand'era al River Plate. L'ho conosciuto in Copa America, contro la sua Colombia. Gli ho chiesto di scambiarci la maglia. Mi imbarazzava, non era nel mio carattere, da allora non l'ho più fatto, ma quel giorno ho realizzato un sogno...".