La foto del rifugiato ed ex giocatore della Nazionale del Bahrein con le catene, che ha fatto il giro del mondo, in Tailandia appena è stata vista, dato che per i giornali locali vige il divieto di pubblicare foto senza censura di detenuti in manette.
"Le guardie hanno percepito il rischio di fuga. Il signor Hakeem è un ex giocatore ed è sospettato in un caso di dimensioni internazionali", ha argomentato in un'intervista al giornale locale 'Matichon' Krit Krasaetip, direttore della prigione di Detenzione Preventiva di Bangkok nella quale Al Araibi è detenuto.
La pratica è comune in Tailandia e, secondo un rapporto sullo stato del sistema carcerario tailandese pubblicato dalla Federazione Internazionale dei Diritti Umani nel 2017, anche i detenuti per delitti lievi sono costretti a portare le catene nel tragitto dalla prigione al Tribunale.
"Le autorità carcararie tailandesi le chiamano 'manette per le caviglie' e le usano quotidianamente quando trasportano i detenuti fuori dalle carceri, sebbene la legge permetta ai funzionari di decidere se adottare o meno questi metodi", ha spiegato a 'EFE' Sunai Phasuk, investigatore di Human Rights Watch (HRW) in Tailandia.
"L'uso di catene è considerato una violazione dell'Art. 7 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici", ha aggiunto Sunai.
L'uso di catene era esteso anche dentro le prigioni fino al 2013, anno nel quale il governo ha deciso di abolirlo. Nonostante questo, secondo la FIDH continua ad essere utilizzato "con eccessiva frequenza".
Il calciatore Hakeem Al Araibi è stato arrestato all'aeroporto di Bangkok il 27 novembre quando arrivò in Tailandia con la moglie per festeggiare la luna di miele. Cominiciava così un lungo processo dall'esito che ogni giorno appare più incerto.
Al Araibi viveva in Australia, dove era fuggito nel 2014 e dove gli era stato concesso lo status di rifugiato nel 2017. Nel 2012 fu detenuto per aver partecipato a rivolte della Primavera Araba a Bahrein. Il giocatore denunciò successivamente le numerose torture subite nel periodo di prigionia.
Le autorità hanno detenuto il calciatore lo scorso novembre grazie a un'allerta dell'Interpol emessa dal governo di Bahrein che fu poi ritirata, dato che l'Interpol non può accettare avvisi di detenzione di rifugiati richieste dal paese dal quale fuggono.
Nonostante l'allerta ritirata, era già iniziato un processo nel quale la decisione sull'estradizione rimane nelle mani della giustizia tailandese.
Dal giorno dell'arresto, sono iniziate le campagne per la messa in libertà del giocatore, incluse quelle del governo e della federazione calcistica australiani, la FIFA, il COI e HRW, che cerca l'appoggio di atleti e personalità del mondo del calcio. L'ex capitano della Nazionale australiana, Craig Foster, è stato particolarmente attivo nella campagna.
L'1 febbraio è stata inviata la richiesta di estradizione al Tribunale di Bangkok da parte del Bahrein. "Non mandatemi a Bahrein", ha gridato il giocatore. Mentre si decide il suo futuro, il calciatore rimane rinchiuso nella prigione tailandese.