Quello che si avvia alla conclusione è stato un altro anno ricco di soddisfazioni per Mino Raiola. Ancora una volta si è confermato uno dei ‘Re’ dei procuratori concludendo operazioni importantissime come quelle che hanno portato ai trasferimenti di Kean, Manolas, De Ligt, Ibrahimovic ed Haaland, solo per citarne alcune.
Raiola, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha parlato di quello che è stato uno dei grandissimi colpi di fine 2019: il ritorno di Ibrahimovic al Milan.
“Zlatan è tornato per divertirsi e per far divertire il mondo. Non potevo permettere che il suo ultimo palcoscenico fosse Los Angeles. Questi sei mesi saranno come l’ultima tournée dei Queen, un lungo tributo: bisognava farlo a San Siro. Chi ha convinto chi? Abbiamo litigato a ogni trasferimento. Se fossi ignorante, penserei che sono sempre stato io a decidere le sue squadre, invece a 52 anni credo di aver capito che lui decide e poi mi fa credere che la decisione l’ho presa io".
Ibrahimovic è un giocatore di 38 anni, ma Raiola ha portato in Italia anche giovanissimi talenti come De Ligt.
“Il caso di Zlatan è diverso, lui viene solo per sei mesi, poi vediamo. Però vi ho portato De Ligt, che volevano tutti. Tutti. Ma lui vuole diventare il miglior difensore al mondo e allora mi fa: 'Mino, io devo andare all’Harvard della difesa, al Mit dei difensori'. Perciò abbiamo scelto la Juve: per prendere la laurea".
Nel corso dell’estate Kean ha lasciato la Serie A per provare un’esperienza in Premier League, sin qui però le cose all’Everton non sono andate per il meglio.
“Tristezza? Sì, tanta anche a me. Non l’avrei portato in Premier se non parlasse perfettamente inglese, perché è ben raro che un ragazzo italiano si adatti all’estero: chiediamoci perché Spagna e Francia continuano a esportare giocatori e noi no. Ma se l’avessi lasciato alla Juve me l’avrebbero fatto giocare in serie C. Riserva all'Everton? Di lui non sono contenti, ma stracontenti. Sanno che c’è solo bisogno di tempo, perché in Premier i valori tecnici e fisici sono più alti e la serie A non ti prepara abbastanza. In questo senso Kean è come Balotelli, un talento talmente precoce che ha saltato delle fasi di crescita che però deve recuperare, perché ha delle lacune. Ho sulla scrivania una pila di richieste per lui, ma l’Everton non ha nessuna intenzione di venderlo né lui di andarsene".