Marcatore aggressivo. Cacciatore di titoli. Capocannoniere. Bestia insaziabile. Quantità e qualità. Questa è la descrizione del giocatore millenario. Cristiano Ronaldo lascia la sua firma in qualsiasi galassia.
Una statistica ammirevole, con una disposizione al trionfo. 29 titoli già conquistati. Ma non bastano, il segreto di Cristiano è pensare sempre al prossimo titolo.
Un'umile infanzia e il nido familiare hanno trasformato Cristiano Ronaldo in un vero e proprio soldato del goal. Il calciatore con una media di 0,73 goal a partita. E adesso arriva a disputare la sua 1.000esima partita, dopo aver trasformato ogni ostacolo in una vittoria.
Il portoghese è riuscito a trasformare il goal in uno stile di vuta. E adesso spiega che oggi giorno questo sport non ha senso se non segna un goal.
Il Ronaldo bambino non lo ha mai abbandonato. Il bambino che apparì alla conquista del terzo Pallone d'Oro. La rabbia per aver sbagliato un goal. Un 'Clasico' che sembrava voler vincere da solo.
La leggenda del figlio di un giardiniere
La sua vita è scritta così, come il "sogno di un bambino". Questo è il messaggio scritto nelle scarpette che usa prima di scendere in campo. E sono le stesse parole che pronunciò al Santiago Bernabeu nel giorno della sua presentazione a luglio del 2009, quando diventò il giocatore più caro del mondo. Però la sua conquista migliore, quella che cambiò la sua vita, fu in tenera età. Con la maglia del modesto CF Andorinha, squadra in cui lavorava il padre come giardiniere.
Quel modesto giardiniere guardava il figlio giocare e ogni notte raccontava alla moglie e alla figlia i numeri del figlio. Non erano sufficienti per spingerle a vederlo giocare. Nacque così la sua competitività. Segnando ogni volta più goal fino a portarle sugli spalti a seguirlo per la prima volta. Racconta Ronaldo che il giorno in cui le vide insieme al padre capì che avrebbe potuto ottenere ciò che voleva, la storia della sua vita.
Alla sua famiglia e alla sete di gloria si aggiunse con il tempo anche il lusso. Con questi tre elementi organizza la sua vita. Coltiva il suo corpo e la sua immagine, mangia bene e schiva l'alcohol, sicuramente perché fu il motivo della prematura morte del padre. Ora ha appreso gli insegnamenti: solo il ruolo di padre di famiglia è comparabile a quello di attaccante.
A 35 anni, nessuno mette in dubbio il fatto che possa arrivare ai 40 ad alti livelli. Il suo corpo, sempre scolpito, è la somma di eredità genetica e del desiderio che ha iniziato a coltivare a partire dagli undici anni, quando capì di avere un talento superiore al resto e decise di lavorare più degli altri per raggiungere i suoi obiettivi. È stato sempre così; se qualcosa è cambiato sono stati i suoi 'look': capelli ricci, biondi, fascia nel capelli, frangia o il codino attuale.
Il suo carattere è cambiato in questi 17 anni da professionista. Quando ha capito che non avrebbe potuto vincere tutto e sempre, ha imparato a godere di più delle sue vittorie. Nel suo curriculum compaiono anche 127 cartellini gialli e 11 espulsioni. I goal dei campagni non festeggiati perché lui non aveva segnato. O la sua arroganza, visibile in frasi come "sono invidisiosi perché sono bello, ricco e un grande calciatore".
Mister Champions
Anche la Champions ha ricevuto il meglio del 'Bicho'. Non è, infatti casuale che i momenti migliori siano stati quelli nella competizione più importante. La 'Orecchiona' è il titolo che ha conquistato più volte. È il giocatore che ha totalizzato più trofei (5), goal (128), partite(169) e stagioni (17). L'unico che è riuscito a segnare in una fase a gironi. 65 goal durante le eliminatorie.
Non sapremo quando sarà l'anno dell'addio, ma ricorderemo sempre di un 2013 da sogno. 69 goal in 59 partite. Con la maglia bianca, con la quale aveva una media di 1.03 goal per partita. Trasformò il Real Madrid nella squadra con più vittorie.
Parliamo del giocatore che ha segnato il maggior numero di reti, una bestia insaziabile nonostante le vittorie. Il giocatore millenario.