Con la finale dei Mondiali di Russia 2018, che ha sancito la vittoria della Francia sulla Croazia, si è ufficialmente conclusa la stagione 2017-2018. E ovviamente fioccano già i pronostici riguardanti il possibile vincitore del premio individuale più ambito del mondo per un calciatore, il Pallone d'Oro.
Visto l'esito della kermesse russa, a meno di clamorosi capovolgimenti di fronte a vincere, per la terza volta consecutiva e per la sesta in assoluto, sarà Cristiano Ronaldo. Il portoghese, appena passato dal Real Madrid alla Juventus, nella sua ultima stagione in maglia merengues, si è portato a casa la terza Champions League consecutiva grazie a 15 reti in 13 partite.
A questo bottino bisogna aggiungere 26 goal nella Liga, 2 nel Mondiale per Club ed 1 in Supercoppa di Spagna, che fa salire il totale a 44. Come se non bastasse CR7 ha letteralmente condotto il suo Portogallo agli ottavi di finale del Mondiale, poi perso contro l'Uruguay, con 4 goal in 4 partite. Eroica la sua partita d'esordio contro la Spagna, quando ha riacciuffato sul 3-3 i Diavoli Rossi con una punizione da urlo.
Il secondo ed il terzo gradino del piodo non dovrebbero vedere protagonisti, a differenza di quanto accaduto nel 2017, nè Lionel Messi nè Neymar. L'argentino, vincitore della Liga e della Coppa di Spagna con il Barcellona (54 presenze e 45 goal complessivi), ha però mancato l'appuntamento mondiale con la sua Argentina, eliminata agli ottavi di finale dalla Francia e mai convincente nemmeno nella fase a gironi, superata a fatica.
Alla Pulce è forse stato chiesto troppo, ossia di condurre fino in fondo una squadra senza capo nè coda, ma le sue prestazioni sono state al di sotto della media.
Stesso discorso per il brasiliano. La sua corsa in Russia si è fermata ai quarti di finale contro il Belgio (2 goal, uno contro Costa Rica ed uno agli ottavi contro il Messico) e di lui stampa e critica ricordano più gli improperi degli avversari per le scenate post fallo che le giocate da campione.
Come se non bastasse l'infortunio occorsogli a metà stagione al metatarso gli ha impedito di essere protagonista della vittoria del PSG in Ligue 1 (20 presenze e 19 goal) e di poter aiutare i suoi compagni nel match di ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro il Real Madrid.
A fare compagnia al lusitano a Zurigo saranno probabilmente Antoine Griezmann e Kylian Mbappè. Il primo, protagonista della finale mondiale con un goal e mezzo (la punizione che ha causato l'autogoal di Mandzukic e il rigore del 2-1) ha messo così la ciliegina su un Mondiale vissuto da leader (4 goal) e da punto di riferimento della squadra di Deschamps.
Anche se ad onor del vero, sul campo dal punto di vista qualitativo ha fatto vedere poco ma si è mostrato presente e freddo nei momenti che contano (tre rigori realizzati).
Con la maglia dell'Atletico Madrid invece è stato invece super in 'Europa League (6 goal e 2 in finale contro il Marsiglia) ed anche fuori dal campo, con la scelta coraggiosa di restare in maglia Colchoneros fino al giugno del 2023 nonostante la serrata corte del Barcellona. Possibile che in questo modo possa migliorare o eguagliare il 2016, quando si piazzò al terzo posto.
Ad insidiarlo su uno dei due gradini del podio sarà Kylian Mbappè. Il classe 1998 è diventato, dai tempi di Pelè, il primo Under 20 a siglare due goal in una edizione del Mondiale (4 goal complessivi) ed il secondo più giovane a segnare in una finale (19 anni e 207 giorni). Ma ha soprattutto dato l'impressione di saper gestire la pressione.
In alcuni momenti ha ancora peccato di eccessiva immaturità, ma il secondo tempo giocato in finale contro la Croazia, dopo un abulico primo tempo, ha definitivamente sancito che ci si trova di fronte ad un campione in grado di poter lasciare un segno indelebile nel mondo del calcio nei prossimi 15 anni. Il segno lo ha lasciato anche con il PSG in Ligue 1 con 13 goal in 26 presenze ed in Champions League, con 4 reti in 8 apparizioni.
E' invece mancato il guizzo decisivo al mondiale russo di Luka Modric. Faro della manovra del Real Madrid, con il quale ha conquistato, insieme al sopracitato Ronaldo, la terza Champions League consecutiva, il classe 1985 con la maglia della sua nazionale e la fascia di capitano addosso è riuscito addirittura a migliorarsi, mostrando oltre alla solita qualità anche una quantità ed una abnegazione che spesso non gli è necessario uscir fuori in maglia merengues.
Unica pecca il rigore sbagliato nei tempi regolamentari contro la Danimarca (ottavi di finale), le due non impeccabili realizzazioni dagli 11 metri in occasione delle lotterie contro i danesi e contro la Russia e l'abulica partita giocata in finale, forse logorato dai tanti tempi supplementari giocati a livelli sempre molto alti dal punto di vista fisico. Si potrà consolare, parzialmente, nell'essere il primo centrocampista, dopo l'era Xavi-Iniesta, a poter fare compagnia ai soliti bomber.