Gomez e la frecciata all'Inter: "Gioca con un solo schema"

Appuntamento con la storia per l'Atalanta che staserà sfiderà il Valencia nell'andata degli ottavi di finale di Champions League dopo aver compiuto l'impresa del passaggio del turno recuperando terreno dalle tre sconfitte iniziali nel girone, che avevano compromesso il cammino europeo.
A San Siro la 'Dea' sarà guidata in campo da capitan Gomez che, intervistato da 'El Pais', ha presentato l'incrocio con gli spagnoli, di certo avversari ben più abbordabili rispetto a corazzate del calibro di Liverpool e Barcellona per fare qualche nome.
"Il Valencia voleva l'Atalanta e l'Atalanta voleva il Valencia. Sicuramente ci hanno sottovalutato. Oggi però, con tutte le informazioni disponibili, difficilmente si può sorprendere una squadra. Ma, ovviamente, abbiamo preferito loro anziché il PSG o il Liverpool: col Valencia ce la giochiamo al 50%. Se avessimo giocato contro il Liverpool avremmo dovuto compiere un miracolo per passare il turno".
L'idea propositiva del gioco di Gasperini corrisponde ai ritmi forsennati che si vedono in Europa, un punto di forza per i nerazzurri che in campionato sembrano viaggiare ad una velocità nettamente superiore.
"Gasperini vuole che anche i difensori rischino un passaggio interno per filtrare le linee. Naturalmente ci concede molta libertà in attacco. Questo vale per me: so che devo rischiare, il dribbling è la mia specialità e così facendo spezziamo le linee di gioco avversarie. In Italia le partite sono molto tattiche, spesso affrontiamo squadre con otto giocatori a difesa della porta".
Questa mentalità aggressiva espone l'Atalanta a dei rischi di cui Gomez è assolutamente consapevole.
"Sappiamo che rischiamo il contrattacco avversario, ma preferiamo correre questo rischio invece di chiuderci tutti dietro. Questo approccio l'abbiamo adottato anche contro la Juventus: se li mordi e non li lasci girare, il fenomeno finisce per diventare un giocatore normale perché inizia a sbagliare. Quando ci aspettano chiusi dietro giochiamo meglio".
L'Inter l'ha affrontata lo scorso 11 gennaio ma l'impressione non è stata proprio positiva.
"L'Inter ha adottato un solo schema: palla dal difensore centrale al laterale che la smista per uno dei due attaccanti, Lukaku o Lautaro. E lì la squadra sale. Abbiamo giocato a viso aperto contro loro due, attaccandoli e recuperando il pallone".
L'Atalanta è un esempio virtuoso per la sua filosofia societaria genuina che nel corso degli anni ha permesso di mettere a segno numerose plusvalenze con la cessione di giocatori che poi non hanno reso al meglio nei nuovi club.
"L'Atalanta non ha mai venduto i suoi migliori giocatori e ha approfittato bene della vendita di parecchi giovani. Negli ultimi quattro anni ci sono state cessioni per 200 milioni di euro, vendendo ogni anno un giovane con 30 partite in Serie A per 20-25 milioni. E' stato ceduto Kulusevski alla Juventus per 44 milioni dopo sole 20 partite disputate, Ibanez è andato alla Roma e Barrow al Bologna: in totale sono stati ricavati 60 milioni per dei giocatori che non raggiungono le 20 presenze con la prima squadra, nessuno di loro tre era titolare. La struttura non è stata toccata. Il primo e il secondo anno abbiamo giocato con diversi italiani, poi ceduti: Caldara alla Juventus, Conti al Milan e Gagliardini all'Inter... E i soldi venivano investiti per i nuovi acquisti. Ora siamo in 16-17, a Gasperini non piace avere una rosa molto grande".