L'uomo del finale (e della provvidenza, naturalmente) ha detto nuovamente sì. Ancora di testa, ancora con un'incornata fondamentale per i destini di un'Inter appesa a un filo. Lui è Matias Vecino, che in teoria fa il centrocampista ma, in pratica, è l'eroe capace di mutare in un attimo, in un secondo, i destini nerazzurri.
Come domenica 20 maggio, nello scontro con la Lazio che ha permesso all'Inter di tornare dopo sei anni a respirare l'atmosfera della Champions League, ancora una volta il protagonista principale è l'ex fiorentino. Un segno del destino, forse. Di certo, l'ennesima serata da ricordare per un centrocampista totale che abbina garra charrúa e presenza in area da vero attaccante.
Il colpo di testa vincente che nei secondi finali ha permesso all'Inter di rimontare l'effimero vantaggio del Tottenham con Eriksen, e di completare la rimonta iniziata dallo strepitoso pari di Icardi, è quasi un remake di quello dell'Olimpico. Anche l'esultanza del popolo nerazzurro è più o meno la stessa: quella rete è servita per portare la squadra di Spalletti in Champions League, questa per evitare che il sogno si arrestasse ancor prima di cominciare.
Quarto goal per Vecino con la maglia dell'Inter. Lui, che aveva iniziato la sua prima stagione milanese a mille all'ora, salvo vivere una fase di fisiologica flessione e risalire prepotentemente la china nel finale di stagione. Aveva segnato contro la Lazio, sì, ma anche contro la Roma, sia all'andata che al ritorno.
Curiosità: tutte le sue realizzazioni nerazzurre sono arrivate nei minuti finali, dopo l'80': all'87' di Roma-Inter 1-3 del 26 agosto 2017, all'86' di Inter-Roma 1-1 del 21 gennaio 2018, all'81' dell'onnipresente Lazio-Inter 2-3 dello scorso 20 maggio. E, ora, al 92' di Inter-Tottenham. Escludendo quella dell'andata contro i giallorossi, tutte reti decisive.
18 settembre 2018
"Ancora senza fiato! Andiamoooo", ha twittato Vecino subito dopo il termine della gara di San Siro. A Sky Sport si è invece mantenuto più lucido: "Il merito è anche dello stadio che ci ha sempre spinto. Ci abbiamo creduto fino all'ultimo, continuando ad attaccare anche dopo il pareggio. Ho segnato io, forse era destino, ma poteva farlo chiunque. La cosa più importante è crederci sempre".
E pensare che neppure lui, come buona parte dei suoi compagni, aveva dato vita a una prestazione particolarmente esaltante. Sofferenza in mezzo al campo, incapacità di dare la svolta alla manovra. Sembrava una serata stregata, per lui e per l'Inter. E invece, come il 20 maggio, l'uomo del finale ha riscritto il destino nerazzurro.