A poco è servito mostrare ai rivali le 5 dita per indicare le 5 Champions League conquistate in carriera. Quello è il passato. E il presente dice che per Cristiano Ronaldo il ritorno in Spagna per sfidare l'Atletico Madrid con la maglia della Juventus è stato amarissimo.
Quasi nessuno, in casa bianconera, si è espresso all'altezza di un impegno così importante. Neppure Ronaldo. L'uomo da più di 100 milioni incaricato di portare a Torino non solo l'ottavo scudetto, ma anche e soprattutto quella Champions League che manca in bacheca da 23 lunghissimi anni. Missione ancora possibile, ma complicatasi maledettamente dopo lo 0-2 del Wanda Metropolitano.
Un solo lampo vero in 90 minuti per Ronaldo: quella punizione che, dopo nemmeno 10 minuti, ha costretto Oblak a rifugiarsi in angolo. Stop. Fino al termine del match, anche lui si è dimostrato impotente contro quell'Atletico a cui aveva rifilato la bellezza di 22 reti nelle precedenti 31 sfide.
7, in verità, le conclusioni provate da Cristiano Ronaldo. Solo una, ovvero quella già raccontata, ha però spaventato veramente Oblak e l'Atletico Madrid. 72 i palloni giocati - quinto bianconero in questa statistica - ma sempre in maniera sterile, non pericolosa, quasi mai minacciosa.
Il portoghese, insomma, è stato ben controllato dai giocatori dell'Atletico e, con ogni probabilità, ha risentito anche dell'ambiente a lui ostile sin dall'annuncio delle formazioni. Il passato al Real Madrid, del resto, non si può cancellare. E con esso i trionfi, comprese le due Champions League vinte proprio dopo altrettante finali-derby (Lisbona 2014, Milano 2016).
Il presente, invece, racconta di un Cristiano Ronaldo a un passo da una precoce eliminazione dopo la scorpacciata europea - di goal e trofei - delle tre stagioni precedenti. Al ritorno servirà un'altra Juve e servirà anche un altro CR7. Solo così la mission impossible di rimontare due reti al quadrato Atletico Madrid di Simeone potrà trasformarsi in realtà.