Per Paolo Montero l'attualità si chiama Sambenedettese. Là, in piena zona play-off con 28 punti racimolati ifn qui nel girone b di serie C, l'uruguaiano sta dimostrando di essere un allenatore rampante.
Ancora tanto da dimostrare, ma con una buona esperienza maturata anche grazie alle precedenti avventure avute con Penarol, Boca Unidos, Colon e Rosario Central. L'Italia, però, per l'ex giocatore della Juventus ha un sapore particolare. Da qui, appunto, la scelta di rientrare nel Belpaese in un'altra veste.
Intervenuto ai microfoni di Radio Bianconera nel corso di "Terzo Tempo", Montero ha analizzato il suo vecchio amore calcistico tra passato, presente e futuro.
Soffermandosi sui singoli, a partire da De Ligt: "È un periodo di adattamento, spesso non è colpa di un singolo ma dell’intero reparto. Lui viene da un altro calcio, ha bisogno di adattarsi. A me sinceramente le critiche sembrano ingiuste ed esagerate, è un fuoriclasse. Secondo me si sta esagerando con un ragazzo di 20 anni. Io mi ricordo quando arrivò Zidane anche lui fece fatica ad adattarsi, addirittura si diceva che lo dovessero vendere. Secondo me bisogna aspettarlo, la Juve ha fatto bene a venderlo e bisogna avere pazienza. È cambiato tutto, vogliamo tutto in fretta. Bisogna lavorare e aspettare, la Juventus ha fatto benissimo a prenderlo".
Inevitabile, poi, un giudizio sull'operato fin qui proposto da Maurizio Sarri: "Vuole sempre il massimo giustamente, ma l’ho visto fare molto bene. È una grandissima squadra, una grande rosa. Per lo scudetto credo che non ci sarà storia, l’obiettivo è la Champions".
Grande esperto della difesa, con alle spalle 278 presenze tra le fila di Madama, Montero parla anche di Demiral: "È fortissimo, sta facendo bene, ha grande personalità. Ha altre caratteristiche rispetto a De Ligt, ma non significa che non sia forte. Hanno tutti e due grande personalità e fanno quello che gli chiede Sarri. Penso che ha tutto per fare una grande carriera alla Juventus".
E, a proposito di Juve, è sempre amore nell'amore: "Stavo venendo a vivere a Torino per una scelta di vita, ma non per tornare alla Juve. Era una scelta di vita perché l’Uruguay sta diventando un po’ pericoloso, poi mi hanno chiamato alla Sambenedettese, ho fatto il master a Coverciano e sto facendo esperienza allenando. Meglio di così era impossibile".
Manchester 2003, con la finale persa contro il Milan, resta un grosso rimpianto: con il rigore spedito tra le braccia di Dida: "Sbagliare si può sbagliare, ma non si può dire di no. Io ti dico di sì, poi se sbaglio pazienza. Io ci ho messo la faccia, mi hanno insegnato che in guerra non si salva nessuno e se si salva qualcuno non era nel gruppo".