Se ti chiami Daniel, il tuo cognome è Maldini e ti ritrovi in campo con una maglia rossonera, non puoi di certo passare inosservato. È il destino che tocca a chi si ritrova a essere il terzo membro della famiglia di calciatori più importante della storia del Milan a fare il suo debutto in prima squadra con il Diavolo.
Felicità e orgoglio: questi i sentimenti che avrà provato papà Paolo nel vedere il suo secondogenito presente per la prima volta nella lista dei convocati del Milan per la sfida contro il Napoli, pochi mesi dopo aver fatto il proprio debutto con la maglia rossonera nell'International Champions Cup contro il Bayern Monaco. Gli stessi sentimenti che aveva provato a sua volta suo padre Cesare, il primo della famiglia Maldini a indossare la maglia rossonera nel 1954, quando vide l’esordio del figlio.
Tre generazioni, uno stesso cognome. È la storia della famiglia Maldini, da sempre legata al Milan. Partendo da Cesare, passando per Paolo e arrivando ora a Daniel, l’ultimo talento sul quale il Diavolo è pronto a scommettere.
Classe 2001, Daniel Maldini è un trequartista che sa immaginare cosa accadrà in campo prima dei compagni. Abile tecnicamente e con una grande visione di gioco, all’occorrenza può svariare su tutto il fronte d’attacco, sapendo ricoprire anche il ruolo di seconda punta o di esterno.
Una duttilità che ricorda quella mostrata nel corso di tutta la sua carriera dal padre Paolo, leggenda rossonera sia come terzino sinistro che come centrale. La differenza è che Daniel si trova a sviluppare il gioco dalla parte opposta del campo, essendo lui il primo membro della famiglia ad avere caratteristiche veramente offensive (anche suo fratello maggiore Christian è infatti un difensore centrale), come descritto da Paolo Maldini in un’intervista a DAZN.
“È un fantasista, un goleador, un numero 10. Della famiglia, partendo da mio papà e arrivando a mio figlio, è l’unico con quelle attitudini. È più poeta. È un po’ ambidestro come me. In lui rivedo il mio carattere e mi ci rivedo anche fisicamente. Già da come si muoveva da piccolo. Un po’ come la gente che vedeva in me mio papà. Quella credo che sia assolutamente genetica”.
E i geni buoni a ‘Malda’, come lo chiamano i compagni, di certo non mancano, dato che fin sa bambino ha dimostrato di essere a suo agio con un pallone tra i piedi. Tanto da convincere il Milan a farlo crescere nelle proprie giovanili nonostante le continue pressioni dettate dalla presenza di un cognome molto pesante per essere portato con naturalezza sulla schiena.
Pressioni alle quali il più piccolo di casa Maldini ha però sempre risposto con le prestazioni, mettendo a tacere anche chi lo ha spesso indicato impropriamente come un raccomandato. Daniel ama destreggiarsi nello stretto, giocare in verticale e colpire da calcio piazzato. Le punizioni sono infatti un suo marchio di fabbrica. Può migliorare invece ancora molto nel gioco aereo.
Un profilo che lui stesso ha dipinto dopo essere stato convocato dalla Nazionale italiana Under 18, chiamato per la prima volta dal CT Daniele Franceschini per l’amichevole contro l’Olanda del 22 marzo scorso.
“Mio padre mi ha insegnato molto. Mi ha sempre dato consigli sia sul calcio che sulla vita. Mi ha detto di essere sempre umile, di stare con i piedi per terra. Come ruolo penso più ad attaccare che a difendere. Sono un centrocampista offensivo, un attaccante, una mezza punta. Penso a fare goal. I miei punti di forza sono giocare a pochi tocchi, vedere il gioco prima degli altri e i calci da fermo. Sono felice di indossare la maglia azzurra, di onorarla. Spero un giorno di poter indossare quella della Nazionale maggiore come hanno fatto mio padre e mio nonno”.
Forte di carattere e con le idee chiare. Daniel sa quali sono i suoi obiettivi e anno dopo anno sta lavorando per raggiungerli. Lo ha fatto nelle giovanili del Milan, dove ogni stagione ha dimostrato di essere uno dei migliori talenti rossoneri.
Con l’Under 17 ha segnato 13 goal in 28 partite, accompagnando i compagni fino ai quarti di finale del campionato di categoria, dovendo poi piegarsi alla Roma in un doppio confronto. Si è ripetuto lo scorso anno nella Primavera del Milan, dove ha collezionato 10 reti e un assist in 26 gare, mettendo a referto anche una doppietta in un match del prestigioso Torneo di Viareggio.
Prestazioni convincenti che hanno spinto Marco Giampaolo a portarlo nella tournée estiva del Diavolo negli USA, dove il giovane Daniel ha potuto fare il suo debutto in prima squadra.
L'ex tecnico del Milan non ha infatti avuto alcuna paura nell’utilizzarlo in quel delicato ruolo di trequartista per lui così fondamentale nel suo schema tattico, dandogli la possibilità di giocare alle spalle di Castillejo e Piatek al posto di Suso. Una dimostrazione di fiducia alla quale Daniel ha risposto con un’ottima prestazione contro il Bayern Monaco, sfiorando addirittura il goal all’esordio tra i grandi.