L’emergenza Coronavirus si è abbattuta con tutta la sua forza anche sul calcio italiano. Da settimane ormai i campionati sono fermi e ci si chiede quando e se si potrà ripartire per chiudere la stagione.
I vertici del calcio puntano a tornare in campo in tempo per porter portare a termine i vari tornei entro il 30 giugno ma c’è anche chi, come Massimo Cellino, è convinto che sia impossibile ipotizzare un ritorno al calcio giocato in tempi brevi.
Il presidente del Brescia, in una lunga intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’, ha parlato di una stagione di fatto già conclusa.
“Ma quale ripresa, ma quale stagione da concludere, io penso all’anno prossimo, solo a quello. La coppa, lo scudetto… Lotito lo vuole, se lo prenda. È convinto di avere una squadra imbattibile, lasciamogli questa idea”.
Secondo Cellino non può essere il calcio adesso la priorità.
“C’è molto, molto di più. Non bisogna pensare a quando si ricomincia, ma se si sopravvive. E se parliamo di calcio, tutto deve essere spostato alla prossima stagione. Realismo, signori. Questa è la peste. E poi avete letto o no il comunicato dei tifosi della Lombardia?”.
Il presidente del Brescia ha spiegato come siano gli stessi tifosi della Lombardia a non volere la ripartenza del campionato.
“Non vogliono che si riparta. Lo vietano loro, non la federazione. Prima la vita. La vita, cazzo. Ci sono ultrà che portano l’ossigeno agli ospedali, altri che piangono i loro morti, altri ancora intubati. Non si può più giocare quest’anno. Si pensi al prossimo. Qualcuno non si rende ancora conto di quello che sta accadendo, e quel qualcuno è peggio del virus. Io non credo ai miracoli, ho smesso di farlo tanto tempo fa. Resettiamo”.
Il Brescia è attualmente ultimo in classifica, ma non è questa la cosa che preoccupa Cellino.
“La stagione è andata, se qualcuno vuole questo scudetto maledetto se lo prenda pure. Chiuso. Finito. E non parlo così perché il Brescia è ultimo in classifica. Siamo ultimi perché ce lo meritiamo. Io per primo lo merito. Facciano quello che vogliono. Penso a quelli che perderanno il posto di lavoro, a quelli che stanno morendo… Il calcio è un’azienda che occupa tante persone ma è anche in grado di superare la crisi. Semplicissimo: si è bruciato un terzo del campionato, e allora si taglino un terzo dello stipendio ai calciatori, un terzo dei diritti televisivi e un terzo delle tasse. È il modo più facile per aggiustare le cose”.
Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la decisione del Brescia di convocare gli staff tecnici di Corini e Grosso.
“La verità è un’altra. Dopo l’ultima partita stavamo pensando di proseguire gli allenamenti a gruppi di due, tre giocatori per volta. Una decina di mini-sedute al giorno. Abbiamo un centro sportivo enorme, quindici ettari di prato, e per sviluppare il programma, una sgambata, due calci al pallone, avevamo bisogno di preparatori, non di allenatori. Quelli che abbiamo chiamato non sono tecnici, ma preparatori di base. Mi chiedo per quale motivo si sia mossa l’Associazione allenatori. Non mi metto a parlare… Ulivieri mi conosce bene, certe cose doveva dirmele in faccia. Comunicati, attacchi generici e strumentali, c’è chi mi ha dato del vigliacco. Noi avevamo telefonato a cinque preparatori e nessuno si è mai degnato di rispondere. Per questo siamo ricorsi alle convocazioni scritte, e quando non ci pensavo già più disgraziatamente le cose sono peggiorate ed è scoppiato il casino. Sono tutte persone a libro paga, professionisti. Due si sono presentati, gli altri no. Cercavo solo la loro collaborazione, visto che ne pago un vagone. Ho Lopez, l’allenatore, chiuso in casa da giorni, una casa che è poco più grande di una vasca da bagno. Il preparatore dei portieri che era con Corini, ed è rimasto con noi, si è permesso di ricorrere all’associazione allenatori per sottrarsi al lavoro. Un mese fa”.