I millenials non l'avranno mai sentito nominare, ma per chi è nato nel vecchio millennio Franco Carraro è un nome decisamente noto. Ex presidente dei FIGC e Coni, ma anche sndaco di Roma, ha compiuto 80 anni quest'oggi. Mantenendo chiare idee sulla direzione che il calcio debba prendere.
Intervistato dal Corriere della Sera, Carraro ha parlato del caldissimo tema razzismo, sempre più pressante nel panorama calcistico italiano. Come arginare il problema? Secondo l'ex numero uno della federazione calcistica italiana, coinvolgendo il resto del pubblico, la parte non becera dello stadio.
Carraro ci prova, ha un'idea contro il razzismo:
"Abbiamo un serio problema. La repressione va bene ma limita il fenomeno senza superarlo. Facciamo qualcosa: istituzionalizziamo che, di fronte a un coro allo stadio, per le società siano pronte pene severe e l’arbitro sospenda subito la partita, a meno che tutto lo stadio non si metta ad applaudire".
Secondo Carraro un segnale forte per dimostrare che le mele marce sono poche:
"Un gesto semplice, che non costa fatica. Ma un segnale forte. Sono convinto che, alla terza o quarta volta che lo stadio si mette ad applaudire, il fenomeno finisce. È come con l’inno nazionale. Il presidente Ciampi voleva che gli atleti cantassero l’inno, io lo dissi in Figc nel 2000. Sembrava una cosa stravagante, adesso è un’abitudine".
Non cantare l'inno ora viene visto come un gesto inusuale, ragion per cui Carraro vuole premere sulla sua proposta:
"Lo stesso può succedere per l’applauso contro il razzismo. Sarebbe orribile se la partita inaugurale dell’Europeo a Roma fosse macchiata dai buu... Spero di no, ma è aumentato il rifiuto del diverso".
Dita incrociate nella speranza che non accada, ma anche seri provvedimenti per evitare possa avvenire.