Torino-Atalanta parte molto prima del fischio d’inizio e probabilmente finirà solo quando il Toro scenderà di nuovo in campo, martedì in Coppa Italia contro il Milan. Lì si vedrà quanto hanno pesato non tanto i sette schiaffi della Dea, sembra strano dirlo, ma soprattutto la contestazione plateale, dura, del tifo granata. “Giocare all’Olimpico diventa sempre più difficile perché sappiamo che ambiente andiamo a trovare”: lo aveva detto Salvatore Sirigu, e così è stato anche sabato.
Ore 15.00 - Davanti al Filadelfia, dove il Toro si allena durante la settimana, compare uno striscione bianco firmato dalla Curva Maratona. Svariati metri di stoffa, due sole parole, “Mazzarri vattene".
Ore 20.15 - Scendono in campo i portieri, per Sirigu ci sono solo applausi. Non va altrettanto bene ai suoi compagni, accompagnati da un rumore di sottofondo che sa di indifferenza. A bordocampo c’è il presidente Urbano Cairo, dà il cinque a ogni giocatore che esce dal riscaldamento, prima che spariscano nel tunnel li incita uno per uno: la tribuna alle sue spalle mormora, dal volume si capisce già chi saranno i bersagli durante la partita.
Ore 21.55 - L’Atalanta ne ha già fatti cinque, Mazzarri dice ai suoi di usare la testa, ma la testa dei giocatori del Toro è divisa tra il campo e quello che vede davanti a sé quando prova ad attaccare. La Curva del Toro, che fino a quel momento era un muro di tifosi, al centro si è completamente svuotata. I cori di quelli che sono ancora allo stadio non risparmiano nessuno: la squadra, il tecnico, la dirigenza del Toro. Un unico spartito di fischi e insulti, interrotto solo dall’applauso di vera ammirazione alla sostituzione di Ilicic.
Ore 22.25 - Muriel è sul dischietto del rigore, Mazzarri si avvicina al quarto uomo, mentre il tabellone aggiorna il risultato a 0-7 chiede che non ci sia recupero. C’è ancora tempo per un rosso a Lukic, che esce scaricando il nervosismo. sull’ingresso del tunnel, i segni dei suoi tacchetti resteranno lì. Mazzarri viene accontentato, sparisce nello spogliatoio mentre Belotti seguito da pochi altri compagni - tra cui Verdi, massacrato dai tifosi al momento del cambio - va sotto la Curva, alza le braccia, ha le mani giunte come per pregare i tifosi di scusarli. Più tardi sarà proprio il capitano a presentarsi alle telecamere, a dire che è stata “la sconfitta più brutta della mia vita, abbiamo fatto una partita penosa”. Gli trema la voce, la rabbia, il dispiacere che prova è qualcosa di autentico.
Ore 22.40 - I tifosi sono fuori dall’Olimpico, chi aveva abbandonato la Curva si è posizionato sotto lo sky box di Cairo per farsi sentire ancora più forte. Dall’area interviste si sentono perfettamente i cori.
Ore 23.00: “Alla squadra ho comunicato che da questo momento siamo in ritiro”. Mazzarri dà due notizie in una, quella implicita è che è stato confermato. Non era per nulla scontato e avere una partita di Coppa nel giro di 72 ore può aver influito: il Toro non ha in casa una figura che possa subentrare immediatamente, un vice indipendente ad esempio - come Gotti all’Udinese - perché Frustalupi è uomo di Mazzarri. In tribuna, però, qualche allenatore senza panchina si è già visto.